30 maggio 2012 – La maggioranza consiliare dice sì al balzello di soggiorno. Dal 1° luglio per entrare alla Maddalena si pagherà un euro. Scatta la tassa di soggiorno alla Maddalena. Al fine di compensare i minori trasferimenti statali, il governo Monti ha dato la possibilità ai comuni delle isole minori di poter applicare una tassa a tutti i turisti pendolari che non risiedano per qualche giorno nelle strutture alberghiere o in case private. Una possibilità, questa, che è stata colta al volo dal comune della Maddalena che durante l’ultimo consiglio (nella riunione che si è tenuta l’altro ieri si è parlato anche di trasporti e di Tarsu) ha approvato il regolamento applicativo. Non senza polemiche, come era facilmente prevedibile. In particolare dai banchi dell’opposizione i consiglieri hanno tuonato contro la maggioranza chiedendo il ritiro immediato del provvedimento, che invece è stato difeso a denti stretti dall’assessore al Bilancio Nicola Gallinaro. «La tassa colpirà i turisti pendolari – ha affermato l’assessore – che usano le nostre spiagge e non lasciano soldi perché soggiornano in altri Comuni». Pronta la replica di Massimiliano Guccini che ha invece affermato che si tratta di una «scelta sbagliata e dannosa, perché in questo preciso momento non possiamo permetterci di fare gli schizzinosi. Più gente arriva, meglio è per tutti».

Pierfranco Zanchetta ha messo in risalto la poca coerenza della maggioranza che «prima si lamenta del prezzo troppo alto del biglietto del traghetto, e poi lo aumenta imponendo alle compagnie di navigazione di riscuotere la tassa». Anche per Pierpaolo Olivieri l’applicazione della tassa «crea un enorme danno d’immagine per La Maddalena». Alla fine di un dibattito molto acceso, il provvedimento è passato con dodici voti favorevoli della maggioranza e cinque contrari dell’opposizione. Quindi i turisti pendolari che si imbarcheranno nei traghetti o in altri mezzi di navigazione con le compagnie sia pubbliche che private, nel periodo compreso dal 1° luglio al 30 settembre, dovranno corrispondere un euro in più al Comune che utilizzerà questi fondi per la promozione turistica e per pulire le spiagge. A detta dell’assessore Gallinaro il provvedimento non andrà a sommarsi alla tassa di un euro del Parco che verrà invece cancellata in quanto imposta con regolamento e non con legge come la tassa di sbarco del comune. Saranno esentati tutti i residenti, i lavoratori, gli studenti pendolari e chi si reca sull’isola per motivi sanitari. Non pagheranno anche i non residenti e loro familiari che risulteranno in regola con il pagamento dell’Imu. Analogo provvedimento è stato applicato a Capri, mentre i comuni dell’Isola d’Elba hanno deciso di posticiparne l’avvio al prossimo anno visto il periodo di crisi economica.

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Un Commento…

Dopo il risonante Tam Tam di Ischia, sono partiti in quarta, Associazioni, Movimenti, Confederazioni e Partiti politici di ogni tipo per protestare con un fuori programma in Consiglio Comunale che, peraltro, avrebbe dovuto trattare tutt’altro che questo argomento… – Insomma un Blitz a sorpresa solo perché le televisioni nazionali hanno dato il massimo risalto. 

Ma che dire più di quello che è stato detto in questo articolo de La Nuova Sardegna: “… Se la contraddizione fosse considerata un’arte… i nostri aministratori sarebbero senza dubbio degli Artisti di eccellente livello!”

Qualcun altro, inoltre, ha pure approffitato subito della circostanza per apparire ben evidente nel teatrino della protesta… dimenticandosi che il problema, perlaltro sollevato di recente da un gruppo di pendolari inascoltati e stanchi di subire i malumori delle varie compagnie e della pubblica amministrazione assente, è vecchio come il “cucco”.

Come si può protestare per il caro biglietti e per tutto il disagio che stiamo patento con gli attuali collegamenti marittimi, quando poi si vuole imporre pure un aumento degli stessi con una tassa di soggiorno che, per ora, non era veramente il caso di appliccare?…

E poi ci lamentiamo se i turisti non vengono a La Maddalena… Altro che mordi e fuggi…

Alberto Tinteri

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Santo Stefano, venduta all’asta una parte dell’isola

Per 90 mila (più le spese) un imprenditore romano è diventato proprietario di una porzione di quel paradiso dove è vietato piantare anche un chiodo. Un vero e proprio eremo sul mare, tre ettari di isola ricoperti di macchia mediterranea, graniti e l’accesso, privato, ad una piccola spiaggia. È quanto si è assicurato, per sole 90 mila euro (più spese) l’imprenditore romano che ieri, all’asta giudiziaria del tribunale di Tempio, ha acquistato una piccola porzione dell’isola di Santo Stefano, una delle tante perle dell’arcipelago maddalenino. Un acquisto da amatore, quello perfezionato dal giovane imprenditore romano, perchè su quell’isola non potrà piantarci neppure un chiodo, essendo l’intera area sottoposta a diversi vincoli di tutela ambientale, paesaggistica e militare. Potrà però arrivare sulla sua proprietà attraccando (con una barca privata) al pontile est, quello realizzato negli anni Venti dai vecchi proprietari, i Serra, e utilizzato per portar via dall’isola il granito che vi veniva estratto. Una pietra, quella sarda, che ispirò lo scultore del Ventennio Arturo Dazzi al quale Benito Mussolini ordinò il busto di Costanzo Ciano, l’ufficiale di marina che partecipò alla “beffa di Buccari” di dannunziana memoria, ma anche padre di Galeazzo, genero di Mussolini e Ministro degli Affari Esteri dal 1936 al 1942. Costanzo Ciano fu una figura di primo piano fra i gerarchi fascisti, tanto che il regime decise nel 1941 di dedicargli un mausoleo a Monteburronen (Livorno). Un’opera grandiosa: la statua, alta 13 metri, avrebbe dovuto sormontare il mausole accanto ad un altissimo fascio littorio. Gli scalpellini della cava di Villamarina, di proprietà della famiglia Serra, si misero subito all’opera sotto la supervisione del grande artista del regime. Con la caduta del fascismo gli scalpellini di Villamarina sospesero i lavori e quel busto, che doveva completare la statua dell’eroe di Buccari fu abbandonato nella cava, dove si trova tuttora. Nell’isola di Santo Stefano, a Guardia del Moro (nella parte a nord est), non è possibile attraccare o passeggiare in quanto l’intera area è da sempre sottoposta a divieti di natura militare. Sull’isola (che ospitava la base navale Usa) la marina militare italiana gestisce il più grande deposito di munizioni ed esplosivo Nato del Mediterraneo. Una inestricabile rete di gallerie scavate per diversi chilometri nella roccia dove sono stoccati armamenti e munizionamento di ogni genere. La polveriera rientra tra i depositi strategici della difesa nazionale, e il suo controllo è affidato ai fucilieri di marina dello Sdi, il servizio difesa installazioni. Dal lato di ponente il terreno acquistato dall’imprenditore romano confina con l’esclusivo club Valtur, accessibile soltanto agli ospiti del villaggio vacanze.

La Nuova Sardegna